Nella ricorrenza del 150° anniversario della nascita di Ferruccio Busoni, è stata presentata stamane, a Palazzo Gopcevich, la “Settimana Busoniana”, una serie di appuntamenti in omaggio al grande pianista e compositore di madre triestina, a Trieste formatosi culturalmente e cresciuto musicalmente, che si terranno a partire da venerdì 1° aprile e fino al 3 aprile compreso.
Una ricorrenza speciale, nel segno della collaborazione tra il Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl”, il Circolo della Cultura e delle Arti, la Società dei Concerti, il Conservatorio “Tartini”, la Nuova Orchestra da Camera Ferruccio Busoni, l’Ente Regionale Teatrale del Friuli Venezia Giulia e la Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”, illustrata presso la sede del Museo Teatrale, dall’Assessore alla Cultura del Comune di Trieste Paolo Tassinari, alla quale hanno preso parte i rappresentanti di tutte le realtà coinvolte nell’iniziativa: Gianfranco Guarnieri, Presidente del Circolo della Cultura e delle Arti, Nello Gonzini, Presidente della Società dei Concerti, Alessandro Malcangi, Presidente dell’ERT – Ente Regionale Teatrale del Friuli Venezia Giulia, Roberto Turrin, Direttore del Conservatorio “G. Tartini”, Andrea Amendola del Conservatorio di Musica “G.Tartini”, Massimo Belli, Direttore della Nuova Orchestra da camera “Ferruccio Busoni”, Stefano Bianchi, Conservatore del “Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl”.
In calendario dall’1 all’8 aprile, la Settimana Busoniana propone una serie di appuntamenti per ricordare Ferruccio Busoni a un secolo e mezzo dalla sua nascita – è stato spiegato – e ciò significa anzitutto confrontarsi con una personalità fra le più ricche e originali di un periodo cruciale come quello vissuto dalla musica europea tra la fine dell’Ottocento e il primo quarto del secolo scorso. La gloria di Busoni, in vita e morte, si è affidata anzitutto alla sua statura di pianista: presto infatti era stato riconosciuto unanimemente come il più degno successore di Franz Liszt, tanto per un virtuosismo rapidamente divenuto leggendario quanto per la profondità e la grandiosità delle visioni interpretative. Come spesso accade, basti pensare al caso analogo di Sergej Rachmaninov, di poco più giovane di lui, l’uniforme del divo della tastiera, per quanto sgargiante e luccicante di decorazioni, a Busoni in realtà andava un po’ stretta. Sentiva che la sua vera identità era quella del compositore: e il fatto che le sue opere incontrassero un’approvazione meno entusiastica delle sue prove di pianista gli procurò con il passare degli anni un fastidio sempre maggiore. Oggi di Busoni pianista resta una documentazione fascinosa, ma tutt’altro che ampia, e di difficile lettura dati i mezzi di registrazione che ce l’hanno tramandata, circondata dalle testimonianze di ammirazione che ci sono state lasciate da quanti ebbero la fortuna di ascoltarlo dal vivo. Di Busoni compositore invece abbiamo tutto: dai primi tentativi, ancora ingenuamente romantici, al Doktor Faust rimasto incompiuto alla sua morte. Documento di una personalità certo originale, ma soprattutto colta, nel senso specialmente ampio e drammatico dato dalla sua identità di italiano cresciuto e vissuto in Germania, quasi seguendo il destino che l’aveva voluto figlio di una triestina. Di questa cultura è frutto la copiosa produzione di scritti, che configurano in un mosaico di recensioni, lettere, saggi filosofici e considerazioni storiche una visione della musica e del suo divenire fra le più lucide e suggestive di un primo Novecento che cercava di chiudere i conti con la luminosa, e perciò ingombrante, eredità del Romanticismo. Scavalcando a ritroso due secoli di storia Busoni ritrovava in Johann Sebastian Bach, centro dei suoi interessi di esecutore, di revisore e di insegnante, la base di una nuova oggettività.
Il primo degli eventi della Settimana Busoniana triestina è la conferenza di Daniele Spini, in calendario venerdì 1 aprile alle ore 17.30 presso la Sala “Bobi Bazlen” di Palazzo Gopevich, frutto della sinergia tra il Circolo della Cultura e delle Arti, la Società dei Concerti e il Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl”, depositario di un piccolo ma significativo Fondo “Ferruccio Busoni”. La conferenza di Daniele Spini, dal titolo “L’eredità di Ferruccio Busoni”, funge da preludio al concerto della Nuova Orchestra da Camera Ferruccio Busoni, in programma lo stesso venerdì 1 aprile con inizio alle ore 20.30, presso la Sala del Ridotto “Victor de Sabata” del Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”, in cartellone per la stagione musicale dell’Ente Regionale Teatrale del Friuli Venezia Giulia. Sul podio Massimo Belli, alla tastiera la pianista Chloe (Ji-Yeong) Mun, vincitrice del Concorso Pianistico Internazionale Ferruccio Busoni 2015, in un programma tutto busoniano, con i “Canti popolari finlandesi”, il Concerto per pianoforte e archi KV 80 e il Quartetto per archi op. 19. Sarà realizzato anche un CD del concerto.
Sono una produzione del Conservatorio Tartini i due appuntamenti successivi della Settimana Busoniana, sempre presso la sede del Museo Teatrale a Palazzo Gopcevich, con inizio alle 17.30 e ad ingresso libero, fino ad esaurimento dei posti disponibili. Martedì 5 aprile è in programma un Concerto degli allievi del Conservatorio Tartini, di cui saranno protagonisti Bóbita Jázmin Andrejcsik, Alberto Olivo e Mizuho Furukubo, assieme alla violinista Dragana Gaijć violino, in un programma ancora una volta interamente dedicato a Busoni, con la “ Nuit de Noël”, la “Fantasia in modo antico”, la “Kammer-Fantasie über Bizets “Carmen”” e la Sonata n. 2 in mi minore op. 36a per violino e pianoforte.
“Era un primo d’aprile” (dalla vita famigliare di Ferruccio Busoni) è infine il titolo dell’atto unico di Giuliana Stecchina che sarà proposto venerdì 8 aprile, in una lettura scenica che vede coinvolte le classi di Pianoforte di Massimo Gon, di Musica e nuove tecnologie di Nicola Buso, di Arpa della stessa Giuliana Stecchina, di Arte scenica di Rosalba Trevisan e di Composizione di Fabio Nieder, con Mosè Andrich la pianoforte, Aurora Roiaz all’arpa, Mirko Soldano nei panni di Ferruccio Busoni, Mira Fabian in quelli di sua moglie Gerda e Marcus Manin in quelli di Jakob Wasserman.
L’assessore Tassinari e Stefano Bianchi hanno sottolineato la grandezza della figura di Busoni, che era profondamente legato a Trieste, elogiando la costante fattiva collaborazione in essere tra numerose istituzioni che contribuiscono a mantenere ‘viva’ la cultura musicale busoniana, anche rapportandosi, come avviene costantemente, con la preziosa documentazione archivistica in possesso del Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl”.
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