Omaggio a Pavle Merkù nel decennale della scomparsa

Foto Tihomir Pinter
Lunedì 7 ottobre 2024 ore 17.30
Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl”

È dedicato a Pavle Merkù, nel decennale della scomparsa, l’appuntamento in calendario lunedì 7 ottobre 2024 alle ore 17.30, alla Sala Bazlen di Palazzo Gopcevich (Via Rossini, 4), nell’ambito del cartellone dei «Lunedì dello Schmidl», il ciclo di approfondimenti che il Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl” da oltre un quindicennio offre sulle proprie collezioni al pubblico dei cultori della musica e del teatro.

L’eredità musicale di Merkù è confluita nel 2018 nelle collezioni dello “Schmidl” grazie alla donazione dei figli Jasna e Andro, in esecuzione della volontà da lui stesso espressa. Questa eredità rivive lunedì allo “Schmidl” in un incontro a più voci, in parole e musica, introdotto da Stefano Bianchi e condotto da Rossana Paliaga e Sara Zupančič, con la partecipazione di Luca Ferrini, Mira Dozio, Stefania Amisano e i famigliari di Pavle Merkù.

Compositore, linguista ed etnografo, Pavle Merkù nasce a Trieste il 12 luglio 1927 da padre sloveno, madre italiana e con una nonna tedesca. Laureato in Filologia slava (Lubiana, 1950) e Lettere moderne (Roma, 1960), studia violino con il padre e Cesare Barison e composizione con Ivan Grbec e Vito Levi, ambedue allievi di Antonio Smareglia; insegnante di materie letterarie nelle scuole slovene a Lubiana e Trieste (1950-1965), consulente e critico musicale (1953-1965) e in seguito responsabile dei programmi musicali e collaboratore ai programmi culturali (1965-1987) dell’emittente slovena della RAI, Sede del Friuli Venezia Giulia, Merkù ha scritto musica da camera e sinfonica; ha rivolto particolare attenzione alla voce umana, scrivendo Lieder, cantate per voci soliste e/o coro, gruppi strumentali o orchestra, l’opera lirica «La Libellula», musica per coro a cappella su testi greci, latini, sloveni, italiani, friulani e sardi; ha elaborato canti di tradizione orale sloveni e italiani per coro e per voci soliste con accompagnamento strumentale; ha dedicato particolare cura alle voci bianche; come linguista ha rivolto l’attenzione alla storia della lingua slovena, alla dialettologia, all’onomastica personale e alla toponomastica, nonché all’interazione tra sloveno e friulano, scrivendo tredici monografie e oltre cento saggi e articoli divulgativi;

L’ingresso è libero fino ad esaurimento dei posti disponibili.

Palazzo Gopcevich

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