“Barbablù” e “La porta divisoria”

a cura dell’Associazione Triestina Amici della Lirica “Giulio Viozzi”

Lunedì 10 giugno 2024 Ore 17.30
Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl” – Palazzo Gopcevich

 

Giorgio Strehler, autore del libretto della «Porta divisoria», tratto da «La metamorfosi» di Franz Kafka (Foto Maria Mulas, Milano) Civico Museo Teatrale "Carlo Schmidl" - Fondo Giorgio Strehler
Giorgio Strehler, autore del libretto della «Porta divisoria», tratto da «La metamorfosi» di Franz Kafka (Foto Maria Mulas, Milano) Civico Museo Teatrale "Carlo Schmidl" - Fondo Giorgio Strehler

Lunedì 10 giugno 2024 alle ore 17.30, è dedicato a «Il castello del duca Barbablù» di Béla Bartók e al «La porta divisoria» di Fiorenzo Carpi l’ottavo appuntamento con «FUORI SCENA», il ciclo di guide all’ascolto delle opere in scena al Teatro Verdi di Trieste nell’ambito del cartellone dei «Lunedì dello Schmidl», la rassegna di approfondimenti a cura di Stefano Bianchi che il Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl” da oltre un quindicennio offre sulle proprie collezioni al pubblico dei cultori della musica e del teatro. L’iniziativa si svolge nel segno della consolidata collaborazione tra il Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl”, l’Associazione Triestina Amici della Lirica “Giulio Viozzi” e la Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”.

Il dittico, nella produzione firmata da Henning Brockhaus per «Barbablù» e da Giorgio Bongiovanni per «La porta divisoria», sarà in scena dal 14 al 23 giugno al “Verdi” di Trieste. Sul podio il Maestro Concertatore e Direttore Marco Angius.

Allo “Schmidl” sarà la musicologa Rossana Paliaga a raccontare le due opere brevi, col supporto di esempi musicali e video.

«Il castello del duca Barbablù» fu composto nel 1911, ma solo dopo una serie di bocciature e rifacimenti la prima rappresentazione ebbe luogo il 24 maggio 1918 al Teatro dell’Opera di Budapest. È un’opera in un atto di Béla Bartók su libretto del poeta, regista e sceneggiatore Béla Balázs che si rifece alla celebre fiaba «La Barbe Bleue» (1697) di Charles Perrault e al dramma «Ariane et Barbe Bleue» (1901) di Maurice Maeterlinck. L’atto unico è ritenuto la risposta del compositore ungherese all’impressionismo musicale francese, in particolare all’«Ariane et Barbe-bleu» (1907) di Paul Dukas. Nella lettura di Bartók, la celebre fiaba dell’orrore intorno a un uxoricida seriale termina con una specie di lieto fine, in quanto tutte le mogli del duca sopravvivono in splendida prigionia nel suo castello dei misteri. Sul palco due soli interpreti: Barbablù, baritono, e la sua ultima moglie Judit, soprano/mezzosoprano. Quali sorprese riserveranno le chiavi per aprire le porte delle stanze del castello?

«La porta divisoria», su libretto di Giorgio Strehler, è un atto unico ispirato a «La metamorfosi» di Franz Kafka, su musica di Fiorenzo Carpi. Annunciato per ben due volte nel cartellone della Piccola Scala – nel 1957 e nel 1958, su commissione di Victor de Sabata – ha avuto la sua prima rappresentazione il 4 settembre 2022 al Teatro Caio Melisso di Spoleto. Quello tra Carpi e Strehler fu un sodalizio umano e artistico durato cinquant’anni (dal 1947 al 1997, quando la morte li coglie a una manciata di mesi di distanza): ne sortirono spettacoli memorabili, ove la musica aveva un ruolo fondamentale nella restituzione del senso profondo del teatro. Con «La porta divisoria», tuttavia, siamo di fronte a qualcosa di diverso: l’occasione per Carpi di mettere alla prova il suo talento in un’opera vera e propria. Un talento luminoso, che si ha modo di apprezzare in una scrittura colta, densa, timbricamente ricca, molto libera dai vincoli del serialismo al quale si era pur formato. Incisivo il legame con il libretto di Strehler, nel segno di una forte teatralità che fa leva su un originale “parlato cantato” che serve benissimo la parola, rendendola sempre intellegibile. Singolare l’approccio di Strehler/Carpi alla fonte kafkiana: non è il tema dell’alienazione a emergere, quanto quello della marginalizzazione del diverso, di chi non può essere iscritto nei rigidi schemi sociali di un vivere borghese e di un gretto conformismo fondato sul denaro e sull’apparenza.

 

Ingresso libero fino ad esaurimento di posti disponibili.

Consigliata la prenotazione (indicando nomecognome e recapito telefonico) all’indirizzo di posta elettronica info@amiciliricaviozzi.it

Palazzo Gopcevich

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