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Carmen

Settimo appuntamento con
RACCONTA L’OPERA
Ciclo di conversazioni con ascolti
a cura dell’Associazione Triestina Amici della Lirica “Giulio Viozzi”

Lunedì 17 giugno 2019
ore 18.00

Per il cartellone dei “Lunedì dello Schmidl” è dedicata a «Carmen» di Georges Bizet la settima tappa di «RACCONTA L’OPERA», il nuovo ciclo di guide all’ascolto delle opere in scena al Teatro Verdi di Trieste. L’appuntamento è per lunedì 17 giugno 2019, con inizio alle ore 18.00 (anziché, come di consueto, alle ore 17.30), presso la Sala Bobi Bazlen al piano terra di Palazzo Gopcevich in Via Rossini, 4.
L’iniziativa si svolge nel segno della consolidata collaborazione tra il Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl”, l’Associazione Triestina Amici della Lirica “Giulio Viozzi” e la Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”.
L’opera, nella produzione firmata da Carlo Antonio De Lucia (sue le scene, in collaborazione con Alessandra Polimeno), con i costumi di Svetlana Kosilova e le coreografie Morena Barcone, nel nuovo allestimento della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste in coproduzione con la Kitakyushu City Opera, sarà in scena dal 21 al 29 giugno al “Verdi” di Trieste per la direzione musicale del Maestro Oleg Caetani, maestro del Coro Francesca Tosi e con la partecipazione del Coro “I Piccoli Cantori della Città di Trieste” diretti dal maestro Cristina Semeraro.
Gradito il ritorno allo “Schmidl” del musicologo Paolo Di Nicola, che racconterà l’opera del compositore francese col supporto di esempi musicali e video.
Ispirata all’omonima novella di Prosper Mérimée, la vicenda della procace sigaraia di Siviglia venne commissionata a Bizet nel 1873 da Camille du Locle, direttore artistico del Théatre National de l’Opéra Comique, con la clausola che dovesse debuttare entro la fine dell’anno ma, complice la difficoltà nel trovare una adeguata protagonista femminile, la composizione si protrasse per tutto l’anno successivo. La prima rappresentazione ebbe luogo il 3 marzo 1875 a Parigi, il giorno stesso in cui Bizet fu premiato con la Légion d’Honneur. Tra il pubblico furono presenti non solo grandi compositori come Gounod, Massenet, Delibes e Offenbach, ma anche intellettuali e importanti personalità come Jules Pasdeloup, Alphonse Daudet e Alexandre Dumas figlio. Nonostante un simile parterre d’honneur e un gran battage pubblicitario, la prima non riscosse molto successo. I critici furono graffianti, sostenendo che il libretto fosse inadeguato per la Comique e Bizet venne criticato, sia per non aver abbracciato lo stile wagneriano, sia per aver dato più importanza all’orchestra che alle voci. Ma il travagliato debutto non compromise la diffusione dell’opera che, dal 1880, iniziò a mietere successi in patria e all’estero diventando, nel Novecento, una delle opere più rappresentate in assoluto.
La prima rappresentazione a Trieste ebbe luogo al Teatro Comunale (oggi Teatro Verdi) il 9 gennaio 1886, con Virginia Haussmann nel ruolo del titolo. A quel primo allestimento ne avrebbero fatto seguito altri dodici, l’ultimo dei quali nel febbraio del 2013.
Alla base del capolavoro di Bizet c’è una storia d’amore, di passione e gelosia mirabilmente musicata che non poteva non sedurre le più vaste platee di melomani, ma anche di ascoltatori occasionali, conquistati dalla vicenda di Don José, giovane brigadiere fidanzato della dolce Micaela, che si lascia sedurre dalla fascinosa sigaraia Carmen, che lui arresta in seguito a una rissa con altre sigaraie ma poi, affascinato dal suo canto e dalla sua danza, la lascia fuggire dal carcere e per questo viene punito. In seguito si rivedono, lei lo convince a disertare promettendogli amore e fedeltà nonostante sia inequivocabilmente attratta anche dal famoso torero Escamillo. José cede e la segue sui monti diventando contrabbandiere, ma la felicità dura poco, incrinata dalla gelosia di lui e dalla crescente insofferenza di lei. Inaspettatamente giunge Micaela, che implora José di tornare in paese dalla madre morente. Lui acconsente e Carmen, finalmente libera, può seguire Escamillo a Siviglia. Sarà proprio qui, fuori dall’arena, che i due protagonisti si ritroveranno per l’ultimo fatale incontro, un José disperato che supplica Carmen di ritornare con lui, ma «giammai Carmen cederà ! Libera è nata e libera morrà!» gli risponde la donna con disprezzo, e lui la pugnala a morte. Nel profluvio melodico di arie, duetti e scene corali che attraversa tutta la partitura, ricordiamo alcuni momenti clou come l’«Habanera» e la «Seguidille» di Carmen, l’aria di don José «La fleur que tu m’avais jetée» il «Toreador» di Escamillo e l’aria di Micaela «Je dis que rien ne m’épouvante».

L’ingresso alla manifestazione è libero fino ad esaurimento dei posti disponibili.

Palazzo Gopcevich

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