Sesto appuntamento con
RACCONTA L’OPERA
Ciclo di conversazioni con ascolti
a cura dell’Associazione Triestina Amici della Lirica “Giulio Viozzi”
Lunedì 21 maggio 2018, alle ore 17.30, per il cartellone dei “Lunedì dello Schmidl” è dedicato a «L’ITALIANA IN ALGERI» di Gioachino Rossini il sesto appuntamento con «RACCONTA L’OPERA», il nuovo ciclo di guide all’ascolto delle opere in scena al Teatro Verdi di Trieste.
L’iniziativa si svolge nel segno della consolidata collaborazione tra il Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl”, l’Associazione Triestina Amici della Lirica “Giulio Viozzi” e la Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”.
L’opera, nella produzione firmata da Stefano Vizioli (assistente alla regia Pierluigi Vanelli, scene e costumi di Ugo Nespolo) per il nuovo allestimento in coproduzione tra la Fondazione Teatro di Pisa e Fondazione Teatro Lirico G. Verdi di Trieste, sarà in scena dal 25 maggio al 3 giugno al “Verdi” di Trieste per la direzione musicale del Maestro George Petrou.
Allo “Schmidl” saranno i musicologi Rossana Paliaga e Alessandro Cammarano a raccontare l’opera del compositore pesarese, col supporto di esempi musicali e video e la presenza del regista Stefano Vizioli in qualità di ospite d’onore.
Nello scrivere il testo, precisamente un dramma giocoso in due atti appartenente al genere dell’opera buffa, il librettista Angelo Anelli trasse ispirazione da un fatto di cronaca realmente accaduto ovvero la vicenda di Antonietta Frapolli, dama milanese rapita dai corsari nel 1805, portata nell’harem del Bey di Algeri Mustafa’-ibn-Ibrahim e poi rocambolescamente rientrata in Italia. Già musicato nel 1808 da Luigi Mosca, il libretto di Anelli venne ripreso dal ventunenne Rossini, che compose l’opera in meno di un mese. Rappresentata per la prima volta al Teatro San Benedetto di Venezia il 22 maggio 1813, l’opera ottenne da subito un grande successo, rimanendo in repertorio per quasi tutto il diciannovesimo secolo, anche quando la diffusione delle opere rossiniane era ormai in declino. La partitura racchiude numerosi duetti, terzetti e interventi corali pieni di verve e humour, ma anche pagine di grande impegno belcantistico come le arie di Isabella («Cruda sorte, amor tiranno», «Per lui che adoro») e Lindoro («Languir per una bella»). La prima ripresa novecentesca risale all’edizione torinese del 1925 diretta da Vittorio Gui. Da allora, «L’Italiana in Algeri»è una delle opere di Rossini più presenti nel repertorio dei teatri lirici di tutto il mondo. Per la perfetta commistione fra sentimentale, buffo e serio, è stata definita da Stendhal come «la perfezione del genere buffo».
L’ingresso alla manifestazione è libero fino ad esaurimento dei posti disponibili.