IL BARBIERE DI SIVIGLIA

Lunedì 6 febbraio 2017, alle ore 17.30, per il cartellone dei “Lunedì dello Schmidl”, è dedicato a «IL BARBIERE DI SIVIGLIA» di Gioachino Rossini il terzo appuntamento con «RACCONTA L’OPERA», il nuovo ciclo di guide all’ascolto delle opere in scena al Teatro Verdi. L’iniziativa si svolge nel segno della consolidata collaborazione tra il Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl”, l’Associazione Triestina Amici della Lirica “Giulio Viozzi” e la Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”.
L’incontro, col supporto di esempi musicali e video, sarà curato da Oscar Cecchi e vedrà la partecipazione del regista Giulio Ciabatti quale ospite d’onore. Il capolavoro rossiniano, nella produzione firmata da Ciabatti, con le scene di Aurelio Barbato e i costumi di Carlo Poggioli, sarà in scena dal 10 al 18 febbraio al “Verdi” sotto la direzione del Maestro Francesco Quattrocchi.
Opera in due atti su libretto di Cesare Sterbini, tratto dalla commedia omonima di Beaumarchais (il cui titolo originale era «Almaviva, o sia l’inutile precauzione»), «Il Barbiere di Siviglia» fonda parte della sua fortuna su una trama scorrevole e briosa, che ben si prestava a essere messa in musica. Infatti nel 1782, dieci anni prima della nascita di Rossini, Giovanni Paisiello aveva messo in scena il suo «Barbiere di Siviglia», riscuotendo uno dei maggiori successi della sua lunga e fortunata carriera, tale da porlo al riparo da qualsiasi coevo o futuro tentativo di imitazione. Perciò, qualche decennio più tardi, sembrò inammissibile che un giovane compositore di appena ventitré anni, per quanto dotato, osasse sfidare uno dei maggiori rappresentanti dell’opera napoletana. In realtà Rossini non intendeva assolutamente sfidare Paisiello e non aveva nessuna responsabilità sulla scelta del soggetto, in quanto l’opera fu scelta dal duca Francesco Sforza Cesarini, impresario del teatro Argentina di Roma, che la commissionò al giovane compositore pesarese per il Carnevale del 1816. Considerato che, a quei tempi, qualsiasi rappresentazione teatrale doveva sottostare alle regole della censura, per non correre rischi Sforza Cesarini optò per questo soggetto che venne subito approvato dai censori pontifici. La prima rappresentazione ebbe luogo il 20 febbraio 1816  al Teatro Argentina di Roma e terminò fra i fischi, in un clima di totale boicottaggio dovuto ai sostenitori della versione firmata Paisiello e favorito anche dalla morte improvvisa dell’impresario. Ma già dalla seconda recita il pubblico acclamò l’opera di Rossini, destinata a oscurare la precedente versione di Paisiello, diventando una delle opere liriche più rappresentate al mondo. Trama frizzante, infarcita di sospiri amorosi, astuzie e raggiri, con i personaggi – Figaro, Bartolo, Basilio, Rosina, Almaviva – che traggono la spumeggiante comicità dalla tradizione della commedia dell’arte, nel suo irresistibile profluvio melodico l’opera è tutta un susseguirsi di arie, duetti e terzetti famosi, come «La calunnia», «Una voce poco fa» e il celeberrimo «Largo al factotum», pezzo di bravura e cavallo di battaglia dei baritoni più famosi in ogni epoca.

L’ingresso alla manifestazione è libero fino ad esaurimento dei posti disponibili.

Palazzo Gopcevich

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