I pescatori di perle

Lunedì 6 marzo 2017 ore 17.30
Quinto appuntamento con RACCONTA L’OPERA
Ciclo di conversazioni con ascolti a cura dell’Associazione Triestina Amici della Lirica “Giulio Viozzi”

TRIESTE – Lunedì 6 marzo 2017, alle ore 17.30, per il cartellone dei “Lunedì dello Schmidl”, è dedicato a «I PESCATORI DI PERLE» di Georges Bizet il quinto appuntamento con «RACCONTA L’OPERA», il nuovo ciclo di guide all’ascolto delle opere in scena al Teatro Verdi. L’iniziativa si svolge nel segno della consolidata collaborazione tra il Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl”, l’Associazione Triestina Amici della Lirica “Giulio Viozzi” e la Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”.

L’incontro, col supporto di esempi musicali e video, sarà curato da Elisabetta D’Erme.L’opera, nella produzione firmata da Fabio Sparvoli e ripresa da Carlo Antonio De Lucia (con le scene di Giorgio Ricchelli e i costumi Alessandra Torella), sarà in scena dal 10 al 18 marzo al Teatro “Verdi” sotto la direzione del Maestro Oleg Caetani.

Grazie alla sua capacità d’evocare mondi lontani ed esotici tramite languide suggestioni musicali, «LES PÊCHEURS DE PERLES», che Bizet scrisse a soli 24 anni, è molto più che un’opera di apprendistato e contiene pagine sufficienti ad assicurare al suo compositore l’eternità della fama. La vicenda di «LES PÊCHEURS DE PERLES» (Opera in tre atti di Michel Carré e Eugène Cormon – Musica di GEORGES BIZET – Prima rappresentazione: Théâtre Lyrique, Paris, 30 settembre 1863) è apparentemente quella del consueto triangolo amoroso; in realtà vi è adombrato un rapporto d’intima amicizia tra i due protagonisti maschili. Memorabili le pagine riservate ai due pescatori: Nadir (tenore lirico) e Zurga (baritono). La sacerdotessa amata dai due giovani è Léïla (soprano leggero). Celeberrimo il duetto tra Zurga e Nadir «Au fond du temple saint». Chi ha ascoltato anche solo una volta questo motivo della «déesse» non lo dimenticherà tanto facilmente. Così infatti si leggeva già in una recensione alla prima rappresentazione: «non abbiamo mai sentito nulla di più soave, di più mistico delle strofe dialogate tra il tenore e il baritono “Au fond du temple saint”». Poche invenzioni melodiche del diciannovesimo secolo si imprimono nella mente in modo così durevole. Il secondo gioiello di quest’opera è la romanza di Nadir «Je crois entendre encore», una raffinatissima barcarola in 6/8 condotta nel segno della malinconia e dell’illusione dell’appagamento amoroso… È un’oasi di puro lirismo, che divenne uno dei cavalli di battaglia dei grandi tenori del passato, indimenticabili le interpretazioni nella versione in italiano («Mi par d’udir ancor») di Giuseppe Di Stefano, Alfredo Krauss, Enrico Caruso e Beniamino Gigli.
L’ingresso alla manifestazione è libero fino ad esaurimento dei posti disponibili.

 

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