Guida all’ascolto del Werther

LUNEDI’ 23 NOVEMBRE, ALLE 17.30, AL CIVICO MUSEO TEATRALE SCHMIDL GUIDA ALL’ASCOLTO DEL “WERTHER” IN COLLABORAZIONE CON GLI AMICI DELLA LIRICA

 Nella foto Gemma Bellincioni, prima interprete a Trieste (Teatro Comunale, marzo 1896) del ruolo di Carlotta nel «Werther» di Jules Massenet Civico Museo Teatrale "Carlo Schmidl", CMT F 30195

Gemma Bellincioni, prima interprete a Trieste (Teatro Comunale, marzo 1896) del ruolo di Carlotta nel «Werther» di Jules Massenet / Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl”, CMT F 30195

 Lunedì 23 novembre alle ore 17.30, nell’ambito dei “Lunedì dello Schmidl”, il Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl”, in collaborazione con l’Associazione Triestina Amici della Lirica “Giulio Viozzi” propone una guida all’ascolto del «Werther», dramma lirico in 4 atti di Jules Massenet, dal romanzo «I dolori del giovane Werther» di Wolfgang Goethe su libretto di Édouard Blau, Paul Milliet e Georges Hartmann, in programma al Teatro Lirico “Giuseppe Verdi” di Trieste dal 27 novembre al 5 dicembre. La guida all’ascolto, col supporto di esempi musicali e video, sarà curata dalla giornalista e musicologa Rossana Paliaga e dalla professoressa Renata Caruzzi, docente di Letteratura tedesca all’Università di Trieste.

Wolfgang Goethe (1749-1832) scrisse il breve romanzo «I dolori del giovane Werther» quando aveva solo 22 anni e divenne dalla sera alla mattina il più famoso scrittore del mondo, tradotto anche in Cina. La storia di un giovane bello, affascinante e intelligente, che si toglie apparentemente la vita per un amore non corrisposto, ma in realtà perché è profondamente schifato dal mondo, non poteva non avere successo in un’epoca di grandi cambiamenti sociali e politici. Il messaggio di Goethe andava però oltre: il “Weltschmerz” che descrive nel romanzo suggeriva che c’è qualcosa di fondamentalmente sbagliato nella condizione umana, perché pensare e sentire troppo può rendere infelici. Insomma, “il giovane Werther”, col suo egocentrismo e la sua vanità, soffre perché si sente troppo speciale. Il libro, pubblicato nel 1775, venne immediatamente ritenuto un testo “pericoloso” e scatenò una vera “werthermania”, i giovani vestivano i suoi colori (soprabito blu, panciotto giallo, calzoni bianchi e stivali), si facevano prendere dalla “febbre di Werther” e qualcuno ne seguì l’esempio, sparandosi alla testa con accanto il rivoluzionario dramma di Lessing «Emilia Galotti». Anche lo stile del romanzo era per l’epoca rivoluzionario: a voler attualizzarne la fisionomia, sarebbe come se Werther inviasse una serie di e-mail a un amico, raccontagli le sue avventure e i suoi problemi…

Il compositore francese Jules Massenet (1842-1912) trasporrà il capolavoro di Goethe in musica nel 1892, privilegiando l’amore impossibile tra Werther e Charlotte. Nell’opera Massenet affida a Werther liriche estatiche e sublimi per una voce di tenore di grazia demi-caractère, in particolare quando inizia a leggere i versi di Ossian e intona «Porquoi me réveiller». Massenet nel 3° atto trasforma poi la figura semplice di Charlotte in quella di un grande mezzosoprano drammatico, violento e scuro, aspro e forte, nella migliore tradizione delle sue precedenti eroine quali Thaïs, Manon o Salomè.

Al Teatro “Verdi” di Trieste l’opera è stata interpretata da nomi quali Ferruccio Tagliavini, Giuseppe Di Stefano, Tito Schipa e Alfredo Kraus. L’ultimo allestimento risale al 2002.

Rossana Paliaga, musicologa e pubblicista, collabora con la RAI di Trieste, Il Piccolo, il Primorski dnevnik e con numerose riviste specializzate. Cura l’ufficio stampa del Teatro Stabile Sloveno di Trieste. Fa parte di gruppi corali ed è curatrice e presentatrice di serate culturali, concerti, produzioni radiofoniche e televisive, anche con l’ideazione e la stesura di testi e sceneggiature.

Renata Caruzzi, germanista e traduttrice, è docente di Lingua e letteratura tedesca presso il Dipartimento Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Trieste. È autrice di numerosi saggi su scrittori e poeti austriaci contemporanei e sul premio nobel Elfriede Jelinek. Per la collana dei Meridiani della Mondadori ha curato la traduzione e l’introduzione a tre grandi romanzi di Goethe, pietre miliari della letteratura europea: «I dolori del giovane Werther», «La vocazione teatrale di Wilhelm Meister» e «Le affinità elettive». Per la casa editrice Beit, ha recentemente tradotto le «Elegie duinesi» di Rainer Maria Rilke.

L’ingresso alla manifestazione è libera fino ad esaurimento dei posti disponibili.

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