Giuseppe Di Stefano. Voglio una vita che non sia mai tardi

“Giuseppe Di Stefano. Voglio una vita che non sia mai tardi” è il titolo del volume di Gianni Gori appena uscito per la collana “grandi voci” di Zecchini Editore (Varese). Mercoledì 22 novembre 2017, alle ore 17.30, il volume sarà presentato al  Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl” nella sua sede di Palazzo Gopcevich in Via Rossini 4. Dialogherà con l’autore il conservatore del Museo Stefano Bianchi, ricordando in particolare le presenze triestine dell’artista.
La pubblicazione e l’iniziativa anticipano il decimo anniversario della morte del tenore siculo-meneghino (come Di Stefano amava dirsi) scomparso il 3 marzo 2008 per le conseguenze di una tragica aggressione in Kenia.
La voce è il tesoro nascosto che Giuseppe Di Stefano si scoprì per caso nei drammatici anni di guerra, incarnando da allora in un lampo di vita e nella bellezza naturale dello smalto l’anima popolare di un nuovo “recitar cantando”.
Non è stato solo la voce del “miracolo italiano”, la voce di soavità ammaliante in una pleiade di grandi cantanti e in quel divismo dell’Opera avvincente quanto le storiche passioni sportive del tempo. È stato in quegli anni il tenore più amato dal pubblico di tutto il mondo – nella buona e nella cattiva sorte – anche per la straordinaria comunicativa, l’innata simpatia, lo slancio istintivo e temerario con il quale aveva gettato il cuore oltre l’ostacolo di un repertorio sempre più vasto ed insidioso.
Gli si rimproverava aspramente di aver bruciato nell’arco di un decennio le sue qualità di “lirico”, di aver consumato troppo presto risorse e carriera (come del resto aveva fatto la sua leggendaria partner Maria Callas), di aver prediletto insomma una vita spericolata. Di questo eccentrico cantore della “dolce vita”, Gianni Gori ripercorre l’avventura umana ed artistica nel segno della Leggerezza. E ne fa un vivace ritratto narrativo che muove proprio dalla leggerezza degli esordi di Pippo e chiude con il ritorno al suo primo-e-ultimo amore, fra l’operetta e la canzone.

L’ingresso alla manifestazione è libero fino a esaurimento dei posti disponibili.

Palazzo Gopcevich

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